giovedì 8 ottobre 2009

*some good news*

Ieri è stata una buona giornata, sono successe un paio di cose positive.
Per quel che mi riguarda sto sempre under that famous train, ma almeno finalmente ieri nel mio paese è successo qualcosa che può aver dato a tutti un segnale, il segnale che forse non siamo ancora giunti alla fine: il lodo Alfano è stato dichiarato incostituzionale. La cosa che mi stupisce è il fatto che sia stata necessaria una consultazione, quando era evidente l'assurdità di tale legge. In ogni modo finalmente questo schifo fa parte del passato (inutile dire che tanto certe persone in galera non andranno mai, ma vabbè...).
Altra piccola nota positiva della giornata, è partita la seconda serie di Californication, dopo il rinvio della scorsa settimana che mi aveva lasciato alquanto deluso. Invece finalmente posso godermi di nuovo una delle mie serie preferite. Ora la questione è: ma invece che hanno deciso di fare quei geni di Merdaset con Grey's Anatomy?

*AB*

martedì 22 settembre 2009

*geni e deficenti*

Come al solito riusciamo a farci prendere in giro.
Quei geni dei Muse, costretti a cantare alla trasmissione di Rai2 "Quelli che il calcio" in palyback invece che dal vivo come avrebbero voluto, decidono di scambiarsi i ruoli agli strumenti, così il cantante Bellamy finisce a suonare la batteria, il batterista a cantare e suonare il basso ed il bassista a suonare la chitarra.
E la "pagata a peso d'oro" Simona Ventura non si accorge di nulla ed alla fine dell'esibiozione intervista il cantante improvvisato convinta che sia il frontman del gruppo. Che professionalità. Che preparazione. Che schifo.

Enjoy the vid!

*AB*

venerdì 11 settembre 2009

*settembre*

La sera torna il freddo.
Il giorno torna il traffico, il casino, il nervosismo.
I locali estivi piano piano chiudono tutti, le bancarelle scompaiono, i chioschi di grattachecce vedono sempre meno persone a fare la fila.
I pantaloncini fanno spazio ai jeans, e di notte un maglione leggero inizia ad esser tuo compagno fisso. Sullo scooter addirittura ti fai avvolgere da una giacca di pelle.
Saluta i film ad ogni ora del giorno, se ne vanno per far spazio a trasmissioni lobotomizzanti o all'ennesima serie giunta da oltreoceano: quasi sicuramente parlerà di medici, oppure vedrà come protagonista un geniale misantropo con un gran dolore nel passato che ogni giorno si affaccia nella sua vita.
Suona di nuovo la sveglia ogni mattina, ci riporterà a scuola, all'università, al lavoro. O più semplicemente alle nostre responsabilità, alla nostra vita reale, quella invernale, quella con poca luce, perchè il sole splende meno ore, e perchè la vita non è una vacanza.
In un attimo sarà Natale, in un attimo sarà il gelo, passando per la pioggia, consumando le ore nei negozi per spendere quei pochi soldi che ti rimangono in regali che sperano facciano sorridere chi li riceverà. Mi domando come possa esser passare la propria vita in un posto dove non faccia freddo, dove sia sempre bel tempo. Forse le persone sono più felici a vivere in quei luoghi. La Finlandia è il paese con il tasso di suicidi più alto al mondo, e questo non fa che confermare la mia tesi: il buio ed il freddo portano depressione. Tempo fa lessi anche un romanzo a riguardo, si chiamava "Piccoli suicidi tra amici" di un autore, per l'appunto, finlandese, con un nome difficilmente memorizzabile.
Probabilmente vivendo, che ne so, in California, patirei meno questo mese così difficile da affrontare. Pare che a Los Angeles ci sia sempre il sole. Forse è per questo che Hollywood sta proprio lì, un'officina di sogni in un posto che tutti sognano, un posto dove prendere sempre il sole. Io ci son stato a Los Angeles, LA come la chiamano loro. Avevo 12 anni, quindi non ho gran ricordi, anche perchè ovviamente non posso averla vissuta come si deve. Ero solo, come sempre, ospitato da uno pseudo amico di mio padre, un italiano che ormai parlava la lingua madre con accento americano, che si faceva chiamare con un diminutivo che lo facesse sembrare più statunitense, sposato con una donna tedesca che ho sempre sperato che almeno in gioventù potesse esser bella. Il mio esordio con questo signore e con la terra americana fu folgorante: quando all'aeroporto lo vidi esclamai sicuro di me "Goodbye!" invece di "Hello". Cominciai bene. Dopo un mese che ero lì, l'amico (pseudo, visto che non si sentivano e vedevano da secoli) si inventò una scusa per farmi tornare in Italia. In effetti non mi trovavo molto bene lì, quindi fece un piacere ad entrambi immagino: all'inizio ero stato messo in una specie di campo estivo durante il giorno ed insieme ad altri ragazzini americani venivo portato in parchi giochi, o a fare qualche attività di gruppo. Una volta siamo andati anche a Malibù, ma anche di quella spiaggia non ho gran ricordi. Conobbi dei parenti di questo amico di mio padre, anche loro italo-americani, avevano dei figli e così potevo passare altro tempo in compagnia. Purtroppo però non mi divertivo molto, a causa della mia cronica difficoltà a socializzare. Però mi insegnarono un'espressione divertente. "Shut up". Mi piacque subito il suono, era divertente. Gli altri ragazzi invece, quelli dal campo estivo, mi chiesero di insegnar loro qualche parolaccia in italiano. Chissà perchè quando si incontra uno straniero si vuole sempre imparare qualche parolaccia. Le prime cose che cerco di imparare io invece sono "Grazie" e "Scusi", parole che posson tornare utili in parecchie situazioni. Mi mancava casa, mi mancava il mio cane, mi mancava mio padre, e non riuscivo a godermi l'esperienza. Non riuscivo a socializzare e non potevo fare niente da solo, fu così che tornai a casa senza particolari ricordi da custodire per la vita.
Ora sarebbe diverso invece. Potrei guidare, potrei bere alcolici, potrei lavorare, potrei fare quello che voglio. Di sicuro non vorrei diventare una di quei personaggi tipici di quella città: i camerieri che sperano di fare gli attori, gli autisti che invecchiano mentre aspettano di vedere trasformata in film una loro sceneggiatura, le prostitute... che restano prostitute. Io vorrei semplicemente godermi il sole, il caldo, il bel tempo, le lunghe strade al tramonto, una birra su quella spiaggia di Malibù che non mi ha lasciato alcun ricordo.
Chissà dove sarò il prossimo settembre. Per ora sono qui, in questa città che è sempre più lontana da me, in questa città arrabbiata, in questa Roma nervosa, in questa capitale marcia.
Settembre, non riesco a trovarci una cosa buona.

*AB*

giovedì 25 giugno 2009

*malinconia*

Brutta bestia, la malinconia.
Ti prende quando meno te lo aspetti, ti assale alle spalle, e non ti molla più.
Le basta poco per prendere il sopravvento: una canzone, oppure un luogo. Una foto. Un semplice pensiero. A volte basta addirittura un profumo. Tante volte ho sentito profumi nell'aria che mi hanno catapultato in un luogo lontano da quello in cui fisicamente ero in quell'istante.
Quando succede, quando la malinconia entra dentro di te, tutto ciò che ti circonda diventa distante. Tutto sembra una pellicola che scorre su uno schermo. Vedi ciò che hai davanti, ma non gli presti particolare attenzione. La tua testa è altrove, in un luogo, un momento ed una sensazione lontana, ormai persa. Ti chiedi dove possa esser finito tutto ciò che in questo istante di malinconia senti battere nelle tue vene, mentre essa riempie il sangue che scorre, e lo rende al tempo stesso più denso, più vivo, ma anche più scuro. Più cupo. Più triste. Melanconico.
Ricordi le sensazioni che provavi. Ricordi com'eri differente da ora, grazie a quelle sensazioni. Ti rendi conto che quelle sensazioni fanno parte di un passato che ora ti sembra così dannamtamente lontano, e vorresti sforzarti per recuperarle, ma chiudendo gli occhi ti rendi conto che non è più possibile. Che il passato è andato via, e tutto ciò che ti ha lasciato è questa struggente emozione che ogni tanto bussa alla tua porta, e che entra anche se tu vorresti lasciarla fuori.
I pensieri si affollano nella tua testa, ed il tuo cervello elabora e lavora come solitamente non fa. Il tuo sguardo si perde nel vuoto, ed assumi una espressiona pensierosa, o meglio, malinconica, appunto. Gli sguardi malinconici sono quelli più profondi, ma anche quelli più dolorosi.
C'è chi dice che invecchiare porti inevitabilmente con se la malinconia, poichè il passato ci appare sempre più roseo di quello che in realtà era. Su questo in effetti non ci piove. Personalmente, però, la malinconia mi sembra quasi uno stile di vita. Mi sembra il mio io più profondo. Quello che ama le canzoni più struggenti, quello che si perde in determinati romanzi, quello che si emoziona per certi film. Così ascoltare canzoni lente e depressive si rivela un esercizio di masochismo, e indugiare in certi pensieri un modo di capire me stesso. Da dove vengo, dove sono e chissà dove sto andando. C'è qualcosa che mi manca? C'è qualcosa che è cambiato in me negli anni e di cui sono fiero o addirittura felice? E qualcosa che invece mi rendo conto che mi ha cambiato in modo sbagliato?
La malinconia è data da ciò che ci manca: affetti, abitudini, luoghi, stili di vita, sogni, panorami, secondi che non dimenticheremo mai.
Mi manca il mio cane. Mi manca il mio sogno. Mi manco io. Perso nella mia malinconia.

*AB*

venerdì 12 giugno 2009

*polaretti dolfin*

Ci sono domande che forse non troveranno mai una risposta.
Domande che ci portiamo dietro sin da quando siamo bambini.
Domande che vivono con noi, domande che regolarmente bussano alla porta per ricordarci che esistono, esattamente come le stagioni, che ogni anno si ripresentano ed ogni anno fanno riaffiorare in noi sensazioni e pensieri che di volta in volta riviviamo e riconosciamo come costanti della nostra vita.
Una di queste domande, che almeno per quel che mi riguarda si ripresenta regolarmente con l'arrivo dell'estate e della messa in onda degli stessi spot pubblicitari che vediamo da anni, con uno di quei jingle che sono entrati a far parte della cultura, chiamiamola così, di ognuno di noi, ha suonato il campanello del mio cervello proprio stamattina, mentre bevendo un po' di caffellatte e mangiando dei biscotti, la mia mente ancora annebbiata dal sonno ha riconosciuto quel jingle, quella pubblicità, che ha dato il via all'estate 2009 e alla domanda che da sempre mi pongo:
ma perchè, se nella pubblicità e sulle confezioni ci sono i pinguini, li hanno chiamati Polaretti Dolfin?




*AB*

venerdì 5 giugno 2009

*il bel paese*

Oggi mi sono svegliato incazzato.
Oggi mi sono svegliato schifato. Schifato del mio paese (si può notare dagli altri miei due post di oggi), o meglio schifato del paese in cui vivo, perchè ormai non riesco proprio a definirlo "il mio paese".
Schifato dalle notizie che vedo sui giornali, o sui siti internet.
Schifato dagli italiani, dal loro torpore. 50 anni fa facevamo la resistenza, oggi pensiamo solo all'apparenza.
Credo che sia ora di andarmene, credo che sia ora di abbandonare questa nave che affonda.
Non ne sono il capitano, non sta perciò a me l'onere di salvarla.
Anche perchè non ne avrei i mezzi... l'unico modo di salvarla è esserne appunto il capitano, ma i nostri capitani di sicuro non hanno voglia di salvare il paese, bensì di salvare il proprio culo. E di tenerlo il più possibile sulle loro poltrone. Capitani di destra, o capitani di sinistra, non cambia quasi niente sia ben chiaro.
Mio padre mi dice di entrare in politica... ma chi sono io? Un perfetto signor nessuno. E da signor nessuno non posso arrivare da nessuna parte, consapevole anche del fatto che nel nostro paese (probabilmente in tutto il mondo, ma in particolare nel nostro paese) per fare politica devi vendere l'anima al diavolo.
Sogno una rivoluzione, ma di sicuro non posso farla da solo.
Tutte le rivoluzioni sono nate non dal singolo, bensì da un pensiero e da un sentimento dilaganti.
Castro e Guevara non erano soli. Non sarebbero andati da nessuna parte da soli.
Guardando però le persone per strada, parlando, ascoltando non vedo nulla. Non vedo alcuna voglia di cambiare. Vedo solo la necessità di andare avanti alla meno peggio. Vedo la rassegnazione. Vedo un vuoto dilagante.
Vedo corruzione, vedo giovani sfruttati, vedo persone tristi, vedo in poliltica sempre le solite facce, vedo qualunquismo, vedo disperazione travestita con un finto sorriso e qualche abito firmato.
Io sono incazzato nero con questo paese, sono incazzato nero con gli italiani, sono incazzato nero con me stesso perchè non potrò mai cambiare le cose.
Il bel paese, la dolce vita... ma quando mai. La realtà è questa. La realtà è che sono incazzato perchè cose come questa qui sotto, prodotto di tutto lo schifo che regna in Italia, sono il vero cuore di questo paese:



*AB*

*l'italia all'estero*




Riporto da repubblica.it

Poster elettorali con Berlusconi protagonista in Olanda. Per dissuadere gli elettori dal votare i Cristiano Democratici (CDA) del premier Balkenende, sono apparsi sui muri delle città dei manifesti con una comparazione eloquente: Cda=Berlusconi. Un voto per il Cda dunque, equivale a un voto per Berlusconi.





E qualcuno continua a dire che all'estero ci vedono bene.

*AB*

*Gracias EL PAIS*




Non voglio commentare il fatto riportato da El Pais. Ognuno ha la sua idea, io ho la mia e non è detto che sia quella giusta.
Quello che non capisco però è come mai una notizia che riguarda IL NOSTRO PAESE, una cosa di cui si parla da giorni e giorni, non venga riportata sui NOSTRI GIORNALI.
El Pais ha pubblicato alcune (poche a dir la verità) foto riguardanti i famosi festini del nostro (nostro? Vostro...) presidente del consiglio Berlusconi, mentre nessuno delle nostre testate ha avuto lo stesso "coraggio".
Coraggio necessario non per pubblicare una notizia, grande o piccola che sia, bensì coraggio indispensabile per combattere questo nostro paese sempre più piccolo, dove la stampa non è più libera e dove a quanto pare non esiste più libertà di informazione nè di espressione.
La prima fonte italiana da cui ho appreso che El Pais aveva pubblicato queste foto è stata Fabio Volo. Fabio Volo, non una testata nazionale o un telegiornale. Fabio Volo.
Grazia Italia, ogni giorno di più mi fai schifo.
Il tutto mentre sul sito di El Pais compaiono decine di commenti alla notizia che riportano la stessa scritta ad opera di diversi internauti indignati come me: Berlusconi no es mi presidente. Gracias EL PAIS
Gracias El Pais, gracias Espana.

*AB*

mercoledì 27 maggio 2009

*bunny suicides*

Ogni volta muoio dalle risate con i coniglietti suicidi... Andy Riley santo subito! :)







Qua troverete molte altre immagini... oppure andate in libreria :)

*AB*

lunedì 25 maggio 2009

*dreamin*

Sogno una vita in pantaloncini, maglietta ed infradito. Sarebbe tutto più facile. Tutto più bello. Tutto.

*AB*

giovedì 30 aprile 2009

*Incipit*

Il mio nome è Aleksander Bleed.
O almeno credo.
In questo luogo, in questo tempo, questo sarà il mio nome.
Sono un figlio dei nostri giorni, sono uno come tanti, uno fra tanti.
Tra poco più di un settimana scoccherà l'ora in cui raggiungerò i ventisei anni di vita. Ventisei anni in cui ho raggiunto pochi risultati, probabilmente nessuno. Ventisei anni che mi sembrano una continua rincorsa verso la felicità, che però ha corso, da sempre, più veloce del sottoscritto. Ventisei anni in cui ogni giorno mi sono sentito fare promesse ed allo stesso mi sono stati, piano piano, silenziosamente, inculcati doveri e regole, che nulla hanno a che fare con la felicità. Anni in cui gli imput che arrivavano dal mondo che mi circondavano mi hanno fatto diventare uno dei tanti. Come tanti lo diventano. Come tutti anzi. Avevo sogni, aspirazioni, e tutto pare essersi frantumato, ma non da un momento all'altro, poichè nulla è arrivato a turbare con violenza uno stato dei fatti. No, questa frantumazione è avvenuta lentamente, anno dopo anno, giorno dopo giorno. Come giorno dopo giorno tutti quanti noi dobbiamo renderci conto di quanta sofferenza ci sia al mondo, di quanto dolore siamo costretti a sopportare, per vivere, per sopravvivere, nella speranza di quella piccola gioia che quotidianamente ci possa strappare un mezzo sorriso.
Come scriveva Quasimodo "ognuno è solo, sul cuor della terra - trafitto da un raggio di sole - ed è subito sera".
Mai parole furono più vere. La felicità, quella vera, quella duratura, quella che riempie la vita di una persona in ogni istante, mi sembra ora destinata a pochi, pochissimi fortunati eletti.
Sono poche le cose di me stesso di cui sono felice: la persona che mi sta vicino, che amo e che mi ama, anche se spesso ci causiamo sofferenze inutili, ma lei è veramente qualcosa di speciale, anche se non se ne rende conto. La mia passione per lo sport praticato, che è però solo una passione, poichè non sono mai stato incitato a farne qualcosa di più. La mia curiosità. Il mio desiderio, purtroppo troppo spesso non ascoltato, di conoscenza e di comprensione. I miei gusti musicali, questi sì, sono veramente niente male. La mia passione per il cinema, che ahimè, è stata anche causa di tanto dolore. La mia assopita forza di volontà, che sto cercando di tirar fuori dal suo torpore, ma che ogni tanto riesce ancora a ricordarmi, almeno nelle piccole cose, la mia capacità di raggiungere un obiettivo. La mia altezza. Già, sono alto, molto alto, e mi piace esserlo.
Credo sia tutto. Non è molto, purtroppo, tranne per la persona che amo.
Mi rendo conto di come il mondo che ci circonda tenda ad appiattirci tutti e la mia più grande paura, adesso, e di cedere a questa forza negativa. Perchè tutti noi nasciamo con dei sogni, ma tutti noi, o quasi, prima o poi dobbiamo fare i conti con la realtà. In quell'istante, dentro di noi, qualcosa muore, qualcosa si perde. La vita diventa un disco mandato in loop, uguale, nota dopo nota, senza più possibilità di sorprese, come quel film con Bill Murray in cui ogni giorno egli riviveva "Il giorno della marmotta". Come Bill Murray però, noi ora dobbiamo rompere tutto questo, noi dobbiamo ritrovare chi siamo, dobbiamo combattere davanti a tutto questo.
Così come sono poche le cose che amo di me, troppe sono quelle che odio, a partire da un lavoro che odio, passando per la mia famiglia che tanti problemi mi ha causato (le colpe dei padri ricadranno sui figli, diceva "qualcuno"), fino al senso di disgusto che provo ogni qualvolta al mare metto un piedi su uno scoglio sott'acqua su cui sono cresciute quelle viscide piantine di colore verde scuro scuro. E' ora però di guardare oltre, di combattere il dolore, e fare uno sprint per raggiungere quella felicità che, ad oggi, riesce a mettere i piedi uno dopo l'altro più velocemente di me. Ci devo riuscire, per me stesso, per vivere ancora, per smettere di sopravvivere. Ci devo riuscire perchè tutti devono riuscirci. Ci devo riuscire perchè voglio finalmente amarmi come mai sono riuscito a fare.
Ci devo riuscire.

*AB*

PS: "No Style", perchè? Perchè a volte mi sento fuori da questo mondo, senza quello stile che sembra sia doveroso mantenere, e voglio restare lontano da frenesie e da mode dominanti. Ecco perchè, spesso, mi sentirò in dovere di lanciare qualche monologo contro tutto ciò che droga la nostra società. Niente di troppo alto o complicato, non c'è da preoccuparsi, sono le cose più semplici che dominano il mondo che spesso mi lasciano con un punto interrogativo. Per esempio: Facebook, perchè?