martedì 22 settembre 2009

*geni e deficenti*

Come al solito riusciamo a farci prendere in giro.
Quei geni dei Muse, costretti a cantare alla trasmissione di Rai2 "Quelli che il calcio" in palyback invece che dal vivo come avrebbero voluto, decidono di scambiarsi i ruoli agli strumenti, così il cantante Bellamy finisce a suonare la batteria, il batterista a cantare e suonare il basso ed il bassista a suonare la chitarra.
E la "pagata a peso d'oro" Simona Ventura non si accorge di nulla ed alla fine dell'esibiozione intervista il cantante improvvisato convinta che sia il frontman del gruppo. Che professionalità. Che preparazione. Che schifo.

Enjoy the vid!

*AB*

venerdì 11 settembre 2009

*settembre*

La sera torna il freddo.
Il giorno torna il traffico, il casino, il nervosismo.
I locali estivi piano piano chiudono tutti, le bancarelle scompaiono, i chioschi di grattachecce vedono sempre meno persone a fare la fila.
I pantaloncini fanno spazio ai jeans, e di notte un maglione leggero inizia ad esser tuo compagno fisso. Sullo scooter addirittura ti fai avvolgere da una giacca di pelle.
Saluta i film ad ogni ora del giorno, se ne vanno per far spazio a trasmissioni lobotomizzanti o all'ennesima serie giunta da oltreoceano: quasi sicuramente parlerà di medici, oppure vedrà come protagonista un geniale misantropo con un gran dolore nel passato che ogni giorno si affaccia nella sua vita.
Suona di nuovo la sveglia ogni mattina, ci riporterà a scuola, all'università, al lavoro. O più semplicemente alle nostre responsabilità, alla nostra vita reale, quella invernale, quella con poca luce, perchè il sole splende meno ore, e perchè la vita non è una vacanza.
In un attimo sarà Natale, in un attimo sarà il gelo, passando per la pioggia, consumando le ore nei negozi per spendere quei pochi soldi che ti rimangono in regali che sperano facciano sorridere chi li riceverà. Mi domando come possa esser passare la propria vita in un posto dove non faccia freddo, dove sia sempre bel tempo. Forse le persone sono più felici a vivere in quei luoghi. La Finlandia è il paese con il tasso di suicidi più alto al mondo, e questo non fa che confermare la mia tesi: il buio ed il freddo portano depressione. Tempo fa lessi anche un romanzo a riguardo, si chiamava "Piccoli suicidi tra amici" di un autore, per l'appunto, finlandese, con un nome difficilmente memorizzabile.
Probabilmente vivendo, che ne so, in California, patirei meno questo mese così difficile da affrontare. Pare che a Los Angeles ci sia sempre il sole. Forse è per questo che Hollywood sta proprio lì, un'officina di sogni in un posto che tutti sognano, un posto dove prendere sempre il sole. Io ci son stato a Los Angeles, LA come la chiamano loro. Avevo 12 anni, quindi non ho gran ricordi, anche perchè ovviamente non posso averla vissuta come si deve. Ero solo, come sempre, ospitato da uno pseudo amico di mio padre, un italiano che ormai parlava la lingua madre con accento americano, che si faceva chiamare con un diminutivo che lo facesse sembrare più statunitense, sposato con una donna tedesca che ho sempre sperato che almeno in gioventù potesse esser bella. Il mio esordio con questo signore e con la terra americana fu folgorante: quando all'aeroporto lo vidi esclamai sicuro di me "Goodbye!" invece di "Hello". Cominciai bene. Dopo un mese che ero lì, l'amico (pseudo, visto che non si sentivano e vedevano da secoli) si inventò una scusa per farmi tornare in Italia. In effetti non mi trovavo molto bene lì, quindi fece un piacere ad entrambi immagino: all'inizio ero stato messo in una specie di campo estivo durante il giorno ed insieme ad altri ragazzini americani venivo portato in parchi giochi, o a fare qualche attività di gruppo. Una volta siamo andati anche a Malibù, ma anche di quella spiaggia non ho gran ricordi. Conobbi dei parenti di questo amico di mio padre, anche loro italo-americani, avevano dei figli e così potevo passare altro tempo in compagnia. Purtroppo però non mi divertivo molto, a causa della mia cronica difficoltà a socializzare. Però mi insegnarono un'espressione divertente. "Shut up". Mi piacque subito il suono, era divertente. Gli altri ragazzi invece, quelli dal campo estivo, mi chiesero di insegnar loro qualche parolaccia in italiano. Chissà perchè quando si incontra uno straniero si vuole sempre imparare qualche parolaccia. Le prime cose che cerco di imparare io invece sono "Grazie" e "Scusi", parole che posson tornare utili in parecchie situazioni. Mi mancava casa, mi mancava il mio cane, mi mancava mio padre, e non riuscivo a godermi l'esperienza. Non riuscivo a socializzare e non potevo fare niente da solo, fu così che tornai a casa senza particolari ricordi da custodire per la vita.
Ora sarebbe diverso invece. Potrei guidare, potrei bere alcolici, potrei lavorare, potrei fare quello che voglio. Di sicuro non vorrei diventare una di quei personaggi tipici di quella città: i camerieri che sperano di fare gli attori, gli autisti che invecchiano mentre aspettano di vedere trasformata in film una loro sceneggiatura, le prostitute... che restano prostitute. Io vorrei semplicemente godermi il sole, il caldo, il bel tempo, le lunghe strade al tramonto, una birra su quella spiaggia di Malibù che non mi ha lasciato alcun ricordo.
Chissà dove sarò il prossimo settembre. Per ora sono qui, in questa città che è sempre più lontana da me, in questa città arrabbiata, in questa Roma nervosa, in questa capitale marcia.
Settembre, non riesco a trovarci una cosa buona.

*AB*